In un tempo imprecisato, il tempo del sogno, e in un luogo dove la vita sembra essere scomparsa, appaiono un uomo, una donna e una strana macchina. Risuonano suoni, rumori, vibrazioni. Aerea come un soffio di vento una preghiera, un respiro di parole, una supplica sussurrata accompagna un misterioso rito alchemico. Davanti c’è secchio di terra. Il secchio produce un suono. Un microfono lo registra. E la terra inizia a essere setacciata, amalgamata, modellata… Una musica nasce dalle trasformazioni della terra e, insieme, è la musica stessa che crea le metamorfosi di quella piccola manciata di terra. La terra, elemento semplice, apparentemente sterile, freme, disegna figure, si trasforma nella macchina attraverso l’acqua, il soffio dell’aria, l’impalpabilità della poesia, i gesti e il suono: ed è proprio da quella musica, che esiste anche quando tutto sembra inanimato, da quelle vibrazioni e quelle frequenze, che la vita rinasce. La terra torna a essere feconda, il suono la trasforma in pianta, in vita. Ci sono più cose in cielo e in terra, Orazio, di quante tu ne possa sognare nella tua filosofia – Shakespeare.
Di e con: Anna Fascendini e Diego Dioguardi
Drammaturgia: Giusi Quarenghi
La macchina è stata costruita da Matteo Lainati
Costumi di Stefania Coretti
La ricerca è stata realizzata presso il Terrain D’aventure
de Chemin de Pierrefleurs a Lausanna, Svizzera
Una produzione di Scarlattine Teatro e Campsirago Residenza
In collaborazione con Tuttestorie e Sardegna Teatro
Foto: Luana Giardino