In scena tre differenti “capolavori”:
Uno musicale: il quartetto in re minore “La morte e la fanciulla”.
Uno fisico: l’essere umano nell’eccellenza delle sue dinamiche.
Uno spirituale-filosofico: il mistero della fine e il suo continuo sguardo su di noi.
Come già Matthias Claudius nel testo del Lied e Franz Schubert nel quartetto d’archi in re minore, abbiamo seguito il tema della morte accompagnata a giovani figure femminili sul crinale di un confine oscuro tra sessualità e morte. Nello spettacolo questi due aspetti sono distinti: piano coreografico (la fanciulla) e piano video (la morte).
Lontani dalla nostra tendenza di inquadrare in un aspetto drammaturgico le immagini, abbiamo cercato di capire, di aprire, come chirurghi, il corpo della scrittura per scrutarne i vuoti, gli spazi cavi e mai come questa volta comporre è assomigliato a un eterno precipitare, a un fuggire da ogni fine, da ogni senso, come un procedere verso la morte senza mai morire…In attesa di quel momento che Blanchot definirebbe «intimità aperta» tra le danzatrici e gli spettatori, nel cui incontro l’opera può inverarsi.
Regia e coreografia: Michele Abbondanza e Antonella Bertoni
Musiche: F. Schubert, La morte e la fanciulla [Der Tod und das Mädchen]
Ideazione luci: Andrea Gentili
Luci: Andrea Gentili e Nicolò Pozzerle
Video: Jump Cut
Organizzazione: Dalia Macii
Produzione: Compagnia Abbondanza/Bertoni
Con il sostegno di: MiBACT- Direzione Generale per lo spettacolo dal vivo
Provincia Autonoma di Trento – Servizio Attività Culturali
Comune di Rovereto – Assessorato alla Cultura, Fondazione Cassa di Risparmio di Trento e Rovereto
Foto: Simone Cargnoni