Una riflessione su cosa è il corpo superstite. Ciò che resta apre a un immaginario più grande di quello che è la storia del corpo stesso e la bellezza del vuoto assume un particolare fascino. “Proprio sulla soglia del vuoto che crea la bellezza, l’essere terrestre, corporale si arrende, depone la sua pretesa di essere separatamente e persino di essere sé, se stesso” scrive Maria Zambrano. La bellezza del vuoto non è il nulla ma forse il poco e l’attesa del possibile, il punto ultimo dell’essere. Nella misura in cui contiene in sé la contemporaneità ha la possibilità di aprire a nuovi segni e nuovi perimetri perché ciò che resta, ha la possibilità di creare altre strade, in quanto corpo non intero. Il superstite si affaccia ad un solco, qualche cosa che non c’è più, e questo solco è il possibile, una ferita profonda, un buio, un ricordo, un racconto di noi all’interno di quello spazio che ora è vuoto.
Concetto e coreografia e danza: Lucia Guarino
Musica: Stefano Pilia
Disegno luce: Gianni Staropoli
Dramaconsulting: Emma Tramontana
Organizzazione, amministrazione: Associazione Culturale Nexus
Sostegno alla residenza artistica: CURA centro umbro residenze artistiche- Spazio Zut, KilowattFestival-Kilowattuttol’anno, Home centro creazione coreografica
Speciali ringraziamenti a – Luca Del Pia, Paolo Pinaglia, Futura Tittaferrante, Micheangelo Bellani
Foto: Luca Del Pia